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“Si parla di Fatti”, un contributo di Piermario De Dominicis, “la storia insegna, si sa, e non va taciuta”

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Da qualche tempo si tenta di suscitare una discussione, pilotati in questo dalle affermazioni di taluni, sulla pretesa abitudine dell’attuale Amministrazione ad esagerare la portata dell’eredità di chi l’ha preceduta.

Si sostiene che questa tendenza ad appellarsi al peso di una situazione pregressa, nasconderebbe in realtà l’incapacità a far funzionare a dovere la macchina amministrativa. Personalmente non ho dubbi nel valutare questa posizione come dettata da una perfetta malafede, e proverò a spiegare questo mio punto di vista.

Le cose che ci riguardano, quelle che racchiudono la realtà effettiva di ciò che avviene a Latina a partire dal Giugno dello scorso anno, narrano un’altra storia. Dal minuto successivo a quello del voto che ha portato LBC al governo della città, è iniziata una campagna denigratoria costante, massiccia nella presenza e insinuante nei toni, condotta sia in rete che sui, ma dovrei dire ormai sull’unico giornale cittadino, una campagna tendente a presentare la Giunta e il movimento civico che l’ha portata alle attuali responsabilità, come inesperti, inadatti, pasticcioni, inadeguati, utopisti. I tempi di questa campagna illustrano a dovere i moventi di chi l’ha adottata. Lo shock per quello che era appena successo nelle urne ha generato infatti una reazione immediata, da belva ferita, tanto scomposta da ledere perfino la lucidità in chi la orchestrava, facendolo scadere spesso in trucchetti di straordinaria puerilità. Erano stati appena proclamati i risultati del ballottaggio che in rete già comparivano le prime foto di cassonetti straripanti, di materassi gettati in strada e altra roba di questa consistenza. Una Giunta si sarebbe insediata solamente il 7 Luglio, ma ancor prima di esistere si vedeva addossare colpe inesistenti, ad essere precisi le colpe delle tante giunte che l’avevano preceduta.

Il resto della storia ha confermato la prima impressione: lo scrollone aveva tanto scompaginato la pratica politica tradizionale da farle cambiare perfino il copione da sempre adottato: per la prima volta in decenni si è vista nascere una vera opposizione, in notevole discontinuità con l’atteggiamento, più formale che sostanziale di chi avrebbe dovuto farla nel ventennio precedente. Oggi in città esiste una effettiva opposizione, spesso pretestuosa, è vero, ma finalmente operante.

Il cataclisma LBC ha avuto quindi anche il merito di sanare così una tradizionale anomalia cittadina. Quella attuale, è’ una opposizione che ha visto saldarsi due posizioni. La prima riguarda le forze politiche che sono state oggettivamente dirette responsabili di uno sfascio perpetrato senza soste per più di vent’anni, sono quelle che si sono viste sfilare per via elettorale ciò che per loro è sempre stato solo un osso da addentare. La seconda opposizione viene oggi portata avanti da quella che avrebbe dovuto essere la vecchia opposizione e che, come è stato dimostrato dal voto, evidentemente non è mai stata tale da far considerare il partito che l’incarnava come esente da responsabilità per la situazione drammatica della città. In tutta evidenza l’opera di contrasto operata non è stata così convinta, puntuale e soprattutto forte, da farlo apparire agli occhi della gente come ” altro ” rispetto ai partiti delle maggioranze di centrodestra. Ora queste due aree politiche fanno blocco unico, condividendo l’interesse a screditare l’attuale Giunta affinché questa esperienza di amministrazione duri il meno possibile e a far si che la palla ritorni alla politica tradizionale.In fondo, quella politica, al contrario di quanto rappresentato da LBC, è per tutti loro un terreno conosciuto, una pratica fondata su un linguaggio che comprendono bene, una lingua comune. Quel terreno, quel linguaggio però, in passato hanno concretizzato, nelle loro rispettive sfere istituzionali, linee di azione che non hanno portato bene a questa città, si può dire anzi che l’abbiano quasi ammazzata.

Si parla di fatti, di quei fatti che avevamo preso l’abitudine a considerare normali e che erano invece pura patologia politico amministrativa, e sono appunto quei fatti a spiegare perché ora l’azione risanatrice è così ardua da realizzare. Quei fatti chiariscono perché trovarsi a fronteggiare mille emergenze con due centesimi in tasca è così difficile. Fatti che chi li ha provocati tenta oggi di passare sotto silenzio, di far dimenticare: sprechi inauditi, favori, arricchimenti inspiegabili, un disinvoltissimo uso di pubbliche risorse, opere concepite come puro pretesto per guadagni personali o di cricca invece che come risposte ad esigenze concrete della città.

Questa era la quotidianità di Latina. Una fisiologia patologica. La volontà di cambiare punto di vista e, conseguentemente, di azione, viene ora concretizzata con enorme fatica e conduce ad una assunzione piena di responsabilità nell’affrontare, uno alla volta ma inesorabilmente, i problemi della città. Ma perché i cittadini comprendano che non c’è Mago Merlino a fare il sindaco, è necessario che sappiano quale eredità ci si è assunti, in quali condizioni si lavora, per la prima volta in loro favore, magari commettendo qualche errore, ma certamente facendo il loro interesse. Tanto più ci si prova nei fatti a cambiare un passato impresentabile, tanto più quel passato bisogna raccontarlo: una montagna di problemi da affrontare con una montagna di passività.

Questo è il regalo che ci hanno fatto e che va illustrato ai cittadini, alle vittime. E’ necessario. E’ una lezione di educazione civica che tra l’altro si è costretti a fare sotto il bombardamento di chi ha pronti gli artigli per riprendersi il bentolto e per dare quindi il colpo di grazia a Latina. Secondo me non si deve lasciare alle sole inchieste, alle verità processuali, il mestiere di storico nel raccontare cos’è stata Latina negli scorsi vent’anni. Le inchieste non daranno mai la stessa visione d’insieme nello spiegare anche dei fatti che non sempre erano sanzionabili, ma che, al netto dei veri e propri reati che di certo non sono mancati, quasi sempre partivano comunque da una disinvoltura e da una opacità che qualcosa voleva pur significare, che era la grammatica del potere. E parallelamente ad un’azione di governo che ha finalmente invertito il destino delle risorse riportandole in città con importanti finanziamenti pubblici per progetti utili, invece che disperderle a vantaggio delle solite cricche, che ha cercato di coinvolgere forze produttive importanti ad occuparsi di Latina finanziando il restauro di suoi luoghi importanti, che ha invitato gli abitanti a sentirsi e ad essere cittadini, ebbene accanto a questa nuovo modello di presente, sia dunque raccontato il passato.

E nel narrare, documentandola puntualmente, la storia di decenni di abusi, non va compiaciuto alcun senso di diplomazia. Anche perché chi rema contro il cambiamento, certo non la dimostra, anzi continua ossessivamente a provarle proprio tutte. La storia insegna lo si sa e non va taciuta se si vuole sperare di costruire un futuro meno grigio del passato. Occorre spiegare e contemporaneamente fare, andare avanti.

Piermario