Martedì 18 luglio, Sala De Pasquale gremita per il convegno sul radicamento mafioso nel nostro territorio e contrasto alle mafie. Gli ospiti arrivano puntuali, Rosy Bindi (presidente della commissione parlamentare antimafia), Giampiero Cioffredi (presidente dell’osservatorio per la sicurezza e legalità della Regione Lazio), Marco Omizzolo (giornalista) .
“Era inimmaginabile anche soltanto due anni fa pensare di venire in questa sede e parlare di mafia – sottolinea Marco Omizzolo – perché vi era una sorta di impedimento, dovevamo restare dentro un perimetro molto circoscritto, addirittura qualcuno diceva che le mafie non erano assolutamente presenti o comunque sotto controllo, al massimo vi era una fase di riciclaggio piuttosto blanda. E invece le mafie non soltanto sono presenti ma sono radicate. Non si può parlare soltanto di capacità delle mafie di infiltrarsi ma per l’appunto di radicarsi, di gestire non solo attraverso le loro pratiche classiche della violenza, ma anche attraverso quella della corruzione e del consenso diffuso. Tre anni fa io e l’assessore Roberto Lessio eravamo citati su uno striscione affisso fuori dallo stadio di Latina, come persone sgradite ad un certo mondo e a certi personaggi. Oggi essere qui a parlare di questi temi è un grande passo avanti”.
A Marco Omizzolo preme particolarmente portare all’attenzione li tema delle mafie straniere. Da sempre impegnato in attività di inchiesta lavorando direttamente nei campi agricoli Omizzolo descrive un quadro molto crudo emerso grazie alle denuncie di quei lavoratori che hanno trovato il coraggio. Esiste una proto mafia straniera, una organizzazione criminale che agisce avvilendo e mortificando i diritti umani di lavoratori e lavoratrici.
“Potrebbe essere scontato – esordisce Giampiero Cioffredi – che in una sala di un Municipio si parli di mafia, ma questo a Latina non è scontato. Ricordo quando il presidente della Regione Zingaretti si è insediato e quando si decise di fare la prima riunione dell’Osservatorio a Latina, era l’ottobre del 2013. Ricordo la fatica che facemmo per convincere la classe dirigente di questa città, nonostante si ripetesse che noi non inventavamo niente, che c’erano i documenti, gli atti. Percepimmo la speranza che qualcosa poteva cambiare, quando don Luigi Ciotti portò a Latina la manifestazione nazionale di Libera, 21 marzo 2014, e parteciparono 100 mila persone, tre quarti degli studenti di Latina. Qualche mese dopo un altro grave episodio, le minacce alla giudice Aielli e subito la reazione della città, la mobilitazione di migliaia di studenti in piazza per dire: “siamo con la Aielli”.
A Latina non era mai successo. Latina era un cono d’ombra e c’era l’idea che lo Stato avesse abbandonato questa comunità. Il potere dei Clan teneva sotto intimidazione la città, era difficile avere fiducia nelle Istituzioni quando rappresentanti delle stesse tenevano rapporti con i capoclan. Poi la grande capacità del Questore e del Prefetto di dialogare con i cittadini, riaffermare la presenza dello Stato, per questo la manifestazione sotto la Questura dopo l’operazione don’t touch, altro segnale forte di cambiamento. Oggi a Latina finalmente abbiamo una presenza delle Istituzioni in sintonia con una città che ha ripreso fiducia in sé stessa. Abbiamo una Amministrazione Comunale che è in sintonia con questo riscatto civile. Sono questi elementi che fanno di Latina una città modello, la capitale della riscossa civile di questa regione, la capitale dell’antimafia del Lazio e oggi gli investigatori, i magistrati, il questore, il prefetto non sono più soli come lo erano anni fa. Dobbiamo considerare il modello Latina come qualcosa di prezioso, utile ed esportabile, anche per questo penso che la manifestazione di domani, intitolare il parco cittadino a Falcone e Borsellino, sia il suggello di un patto di legalità e di riscossa civile”.
Rosy Bindi ringrazia il Sindaco, soprattutto per il primo invito che le aveva rivolto, di presenziare all’intitolazione del parco cittadino ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma non potrà essere presente perché sarà a Palermo.
“Le mafie hanno saputo approfittare dei punti di forza e di debolezza di questo territorio – prosegue la Bindi – Esse sanno creare relazioni con i vari poteri, quello politico, quello economico e finanziario. Noi dobbiamo colpire e rompere queste relazioni. Il caso Latina, come da sentenze della Cassazione, è anche frutto di penetrazioni che non arrivano solo dalla Campania. Ci sono infiltrazioni e radicamenti di tutte le mafie, il territorio della provincia di Latina è molto appetibile, ma Latina ha saputo reagire”.
La mafia trova terreno fertile nel negazionismo, la mafia vuole far credere che non esiste per agire indisturbata, per questo la Bindi ribadisce che “La mafia nel nostro Paese esiste davvero e ha condizionato la nostra vita, ricordare Falcone e Borsellino senza avere chiaro questo in testa significa non fare memoria di queste due persone alle quali dobbiamo tanto. È anche vero però che la mafia delle stragi, quelle che ci hanno privato di Falcone e Borsellino, non c’è più, abbiamo reagito e l’abbiamo sconfitta, ma oggi c’è una mafia che spara meno e corrompe di più, per questo noi dobbiamo colpire la corruzione. Esistono anche corrotti involontari, perché la mafia è brava a farti cadere nella sua rete, ci vogliono più controlli e più informazione.
Per combattere la mafia non abbiamo bisogno di eroi, ma di persone che facciano il proprio dovere. Ogni cittadino è un presidio di legalità. Un giornalista che informa non è un eroe, è solo uno che fa il giornalista. Anche I preti che venivano o vengono chiamati preti antimafia o preti anticamorra, replicavano dicendo “noi facciamo solo i preti” , il proprio dovere, la propria missione dunque, ma facendo i preti toglievano e tolgono le persone alla sudditanza della mafia.
“La parte più importante però – ha voluto sottolineare la Bindi – tocca alla politica, perché non è vero che i voti non hanno odore, i voti della mafia puzzano. Un politico che è disposto, anche senza fare patti espliciti, a far capire che ci sta, è un politico che avrà le mani legate negli anni nei quali amministrerà”. Infine ha concluso: “Domani sarete ad inaugurare quel parco a Falcone e Borsellino, ciò vorrà dire che avete deciso di dire di No ad ogni forma di illegalità e di chiudere ogni varco. Sarete una cosa sola con le Istituzioni dello Stato, con chi da anni combatte la mafia e rappresenterete davvero un laboratorio che può essere portato come esempio in tutta Italia”.
Ufficio comunicazione LBC