Domani la commissione Welfare affronterà il tema del ddl Pillon. Alle 11.30 in Comune a Latina saranno presenti le esponenti del Centro Donna Lilith e dell’associazione Non una di Meno – al lavoro da anni sul territorio per i diritti delle donne, lottando e tutelandole contro la violenza domestica – che hanno proposto un testo per una mozione da portare in consiglio comunale, perché l’assise ed il governo cittadino prendano una posizione contraria sul disegno di legge.
“Affrontiamo il tema con lo stesso spirito con il quale nelle scorse settimane abbiamo portato le mozioni, prima in commissione e poi in consiglio, sul decreto sicurezza e sul servizio di Neuropsichiatria infantile adolescenziale del nostro distretto sociosanitario: in un’ottica di condivisione con tutte le parti politiche presenti. Mozioni simili a questa sono state presentate in diversi altri comuni d’Italia, appoggiata da avvocati, psicologi, operatori sociali. Portando domani in audizione le associazioni, potremo dare loro modo di spiegarne il senso e i principi direttamente ai consiglieri di maggioranza e di minoranza” – spiega Luisa Mobili, presidente della commissione. “Si è parlato di costi in relazione a questa convocazione. Io penso – continua la presidente – che i costi da considerare siano in questo caso soltanto quelli della sofferenza di tante donne vittime di situazioni di violenza e dei minori che vivono situazioni di profondo disagio. Questi sono i costi reali che dobbiamo calcolare e che non vogliamo più avere. Ne sanno qualcosa i nostri servizi comunali, in particolare quelli che si occupano di minori e di sostegno alla genitorialità, che sanno bene di cosa stiamo parlando”.
“Si tratta di una commissione importantissima, convocata simbolicamente proprio nella giornata in cui inizia la mobilitazione a Verona per controbattere le tesi del World Congress of Families – commenta la vice presidente Chiara Grenga – Il ddl Pillon ci riporta indietro di 50 anni, ridimensionando drasticamente anche i diritti già acquisiti dalle donne in anni di lotta. Le penalizza in caso di separazione, imponendo l’obbligo di mediazione familiare anche nei casi di violenza domestica, il che è inconcepibile perché di fatto pone sullo stesso piano vittima e aggressore e rende impossibile garantire una tutela reale nei confronti delle vittime; riduce a zero il principio di tutela dei minori, perché imponendo obblighi nel rapporto genitoriale, si impone anche un’instabilità dell’ambiente domestico arrivando a trattare i bambini come pacchi postali”.
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