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“Giornata Internazionale della Memoria” insieme alla delegazione della propria città, Fabio D’Achille Presidente Commissione Cultura

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Ho affrontato questo viaggio a Berlino con l’entusiasmo di un amministratore che porta, insieme alla delegazione della propria città un messaggio di cordoglio e di pace nella “Giornata Internazionale della Memoria”.
La delegazione era composta dagli assessori alle Politiche Giovanilie all’Istruzione e dalle rappresentanze degli istituti comprensivi della città composta da 65 studenti, professori e presidi.
Insomma uomini e donne, ragazzi e ragazze si sono recati nel campo diconcentramento di Sachenhausena cercare ancora di capire, partiti dall’Italia, con un aereo di linea,verso la Germania, a Berlino,a trent’anni dalla caduta delMuroe dellaGuerra fredda, ad affrontarela crisi gigantesca del XX secolo, l’olocausto e quello che ne è seguito con la crisi USA/URSS.
Fabio D’Achille

Per me, a 50 anni oggi, è ancora fresca nella memoria quella crisi USA/URSS e il sollievo della caduta del Muro di Berlino, mentre resta incredibile e immondo, l’orrore della Shoah soprattutto poi di uncittadino, oggi amministratore, della città che avrebbe edificato e voluto Benito Mussolini firmatario nel Settembre 1938 delle leggi razziali in seguito al Manifesto della Razza e responsabile di tantissime deportazioni di ebrei, di zingari, di omosessuali, di oppositori politici, di disabili e poveri derelitti che invece hanno attraversato l’Italia prigionieri sui treni che arrivavano in Germania e in Polonia nei vari campi di concentramento e sterminio.

I ragazzi e le ragazze sono stati conquistati subito dalle guide (ricercatori assennati epreparatissimi) e le hanno tempestate di domande e richieste di chiarimenti sui metodi della “morte pianificata” del contenimento strategico di migliaia di persone di ogni età, impiegate perfino nelle industrie belliche a produrre munizioni, e laddove “inutili” uccisi, assassinati, “gasati”.
A Berlino nel Campo Zero di Sachenhausen i deportati entravano dall’edificio A dove sul cancello d’ingresso si legge“HARBEIT MACHT FREI” che provocatoriamente significa “IL LAVORO RENDELIBERI”, con la speranza di poterne uscire vivi ma gli aguzzini nazisti indicavano il camino della Stazione Z che fumava color pece, sostenendo che quello era l’unico modo per uscire dalla ger! Inceneriti, “docciati” perché nemmeno sapevano che sarebbero stati uccisi con un colpo alla nuca e poi cremati.
La speranza moriva ogni giorno nei campi.
Tutto questo orrore, ci è stato rivelato, è stato creato a tavolino, dalla follia nazi-fascista, per cancellare questa UMANITÀ, questi uomini e donne, bambini e bambine, anziani e anziane. Una fenice risorge dalle ceneri grazie alle narrazioni dirette degli ultimi testimoni della Shoah che in tutto il mondo ed in Italia come Sami Modiano e Liliana Segre che saranno insigniti della cittadinanza onoraria della Città di Latina.
È stato bello ed emozionante notare che quegli studenti così attenti e motivati alla visita del lager, all’analisi di una storia terribile dalla Prima Guerra Mondiale in poi, hanno compreso la follia e la voracità del potere a danno delle generazioni che si sono susseguite dalla Diaspora al Muro di Berlino, che sarà anche caduto, quello, ma sanno benissimo, quei ragazzi e quelle ragazze, dei nuovi lager, dei nuovi muri appena fuori dalla comunità europea (non tutti!), dei tanti uomini e donne che hanno necessità di democrazia e di speranza e che lottano tutti i giorni per il miglioramento delle loro condizioni di vita a prescindere dalla loro razza, religione, situazione economica; vederli che si tenevano per manonelle due aree di Berlino Est e Ovest tra le sbarre del muro ricostruito al Memoriale a simbolo del passato, mi ha toccato il cuore, mi ha cambiato credo, mi ha lasciato un segno indelebile tra le lacrime che si congelavano davanti alle camere a gas di Sachenhausen mentre i militari e i civili lasciavano garofani bianchi sul Monumento alle vittime. Consiglio questa esperienza a tutti gli studenti, a tutti i professori, a tutti i cittadini, a tutti gli amministratori.
Io non dovevo essere convinto dell’atrocità del Nazismo e di tutti gli altri regimi, non dovevo esser convinto dell’aberrazione di ogni muro o barriera fisica o ideologica, ma dovevo essere altrimenti convinto di quanto i nuovi giovani e di quanto i nuovi formatori fossero fermamente umani, ambasciatori di pace e socialmente assertori della democrazia, dei suoi processi, dei suoi simboli e dei suoi limiti e dei tanti orrori da non ripetere!!
 
Fabio D’Achille Presidente Commissione Cultura e Istruzione del Comune di Latina