home Qualità della Vita “A casa con papà”, il Welfare a Latina

“A casa con papà”, il Welfare a Latina

Propaganda vs realtà

791
0
CONDIVIDI

Venerdì 7 Luglio si è svolto a Latina un convegno “papà separati” dall’enigmatico titolo “Sotto scacco. Quando la violenza….”. “Difficile dire con precisione quale fosse il tema ovvero quale tesi gli organizzatori avessero in mente e con quali argomentazioni intendessero proporla all’uditorio – commenta Stefania Krilic, esponente di Lbc e per decenni responsabile Uoc Servizi Sociali del Comune di Latina – Abbiamo invece assistito ad una imbarazzante passerella dei politici presenti che hanno solo fatto propaganda ideologica assolutamente priva di utilità per qualsiasi operatore, professionista o cittadino che avesse voglia di approfondire l’argomento in modo serio, senza pregiudizi. Grande assente la situazione locale. Eppure qualche cosa da dire ci sarebbe stato. A partire dal progetto “La casa dei Papà separati” o “A casa con papà” proposto dalla giunta Zaccheo, con Fanti assessore ai servizi sociali: 200.000 euro di finanziamento regionale, purtroppo quasi interamente destinato all’implementazione di infrastrutture (in conto capitale). Furono destinati al progetto tre alloggi con possibilità di ospitare fino a cinque papà”.
“Gli alloggi in questione contrariamente a quanto affermato dalla sindaca – continua Krilic – non sono stati confiscati alla criminalità organizzata ma requisiti a seguito di una rilevazione di abuso edilizio. Gli stessi furono arredati e preparati per l’avvio e mai utilizzati, lasciati nel dimenticatoio per anni e poi, purtroppo, occupati abusivamente. Nel 2014 l’ex assessora Fanti (la giunta aveva lasciato il posto ad un ennesimo commissariamento) denunciò pubblicamente l’inerzia dell’amministrazione in quanto non era ancora stato approvato il Regolamento per l’utilizzo degli alloggi né si procedeva allo sgombero degli occupanti abusivi. Le case furono inaugurate nel 2016. Il commissario straordinario nel febbraio del 2016 – delibera n. 27 del 01/02/2016 – approvò il disciplinare ed il progetto “La casa dei Papà” finalmente partì.
“I servizi sociali relazionarono più volte l’esiguità delle domande da parte di papà separati e fu con l’amministrazione Coletta – precisa Stefania Krilic – che si decise di aprire uno servizio di ascolto specifico per i papà con funzioni di orientamento e accompagnamento con offerta di sostegno psicologico e sociale compresa l’accoglienza negli alloggi dedicati. In collaborazione con l’Iprs l’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali, che si aggiudicò la gara pubblica, l’amministrazione gestì questo servizio dal dicembre 2016 al dicembre 2017. Le domande continuarono negli anni ad essere sporadiche. Per affrontare l’emergenza abitativa di donne separate con minori, in piena pandemia l’amministrazione decise un uso temporaneo di un alloggio che resta dedicato al progetto “La casa dei papà” – prosegue Krilic – il tutto facilmente consultabile sul sito. Se gli organizzatori del convegno, la sindaca e l’onorevole Tripodi si fossero presi la briga di consultarlo, avrebbero scoperto che la problematica era stata ampiamente trattata in passato e il diritto alla genitorialità dei padri separati con difficoltà economiche ed abitative era stato tutelato. Un argomento complesso e delicato come questo merita rispetto, analisi, studio e non mera propaganda. E invece si è lasciato scadere il tutto a una sorta di contrapposizione uomini-donne nonostante i numeri raccontino una realtà totalmente diversa. Per chi si è occupata di questi temi per anni – prosegue Krilic – è stato umiliante assistere a un dibattito di livello così basso dove peraltro si è lasciato intendere che di diritti di padri separati si parla solo oggi quando fu proprio il centrodestra ad aprire ben tre alloggi dieci anni fa. Bisogna leggere e interpretare i bisogni del territorio, conoscere i servizi esistenti, la storia, comprendere ciò che non ha funzionato e porvi rimedio. Come si può affrontare un tema sensibile senza nemmeno la presenza dell’assessore al Welfare? A chi giova aprire un dibattito mutilato nei contenuti, nei fini e nelle risposte?”.