Mentre i capigruppo della Camera avranno un aumento di stipendio di 1269,34 euro netti al mese, il governo Meloni annuncia con squilli di tromba la social card “Dedicata a te”: misura una tantum di ben 382,00 euro per famiglie in difficoltà. Una tantum. Non una misura strutturale per contrastare la povertà ma una sorta di elemosina che addirittura la sindaca Celentano definisce “un aiuto concreto, un atto serio, di reale sostegno”.Misura destinata alle famiglie con figli con Isee inferiore ai 15.000 euro che non ricevano altri sussidi, perché nell’era Meloni se essere poveri è una colpa, esserlo da single o senza figli lo è di più. I dossier di Istat, Caritas e addirittura Invalsi ci rimandano un quadro desolante di un Paese invecchiato, spaccato, sempre più povero dal punto di vista educativo e socio-economico, con la prospettiva di un autunno che potrebbe vedere la deflagrazione di nuove povertà con l’abolizione del reddito di cittadinanza. E tutto ricadrà sui Comuni che dovranno far fronte alle esigenze dei più fragili cercando risorse pe ril Welfare. Eppure il tempo di fare una sintesi e apportare le giuste correzioni alle misure finora messe in campo c’era. Ma probabilmente ciò che manca è proprio il contatto con la realtà, con il Paese reale (e l’imposizione del “pescato fresco” al posto dei surgelati spiega tutto).Lo dimostra la filiera utilizzata per individuare le famiglie in difficoltà: non i servizi dei Comuni che più di tutti conoscono il tessuto sociale ma Inps e Poste Italiane con uno spreco di costi e di tempo incomprensibili. Perché si sta profilando davvero la possibilità che le spese di produzione della misura siano maggiori dei fondi destinati alle famiglie: 500 milioni nonostante il taglio del reddito di cittadinanza ammonti a 2,7 miliardi di euro. Insomma l’ennesimo schiaffo alla dignità delle persone in difficoltà, l’ennesima incompiuta di chi non sa dove mettere le mani.
(Slide da L’Espresso)