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La “demonizzazione del cittadino attivo”, contributo di Francesca Suale

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A Latina si chiama “demonizzazione del cittadino attivo”. E’ una metastasi del becerismo cosmico che sta ormai inondando il nostro paese – dalle Alpi al canale di Sicilia – e che trova naturale sfogo sui social digitali. Si spara a zero e a ciclo continuo – ossessivamente, direi – contro tutto ciò che la partecipazione di cittadini e volontari implica: il senso civico, la generosità nelle motivazioni, l’interesse comune anteposto a quello individuale, il sentimento di appartenenza alla collettività nel valorizzare la cura dei beni di tutti.

Si sente montare un arrogante vociare di concetti Orwelliani, atti a ribaltare la realtà e a propinare una falsa morale. Si punta il dito contro chi si impegna, sempre restando però seduti sul comodo divano del salotto, dal quale azionare il telecomando che fa partire slogan a ripetizione.

Si sparano a raffica luoghi comuni, per ridurre alla paralisi, da cacofonia polifonica, il cittadino reo di essersi fatto attivo e che ora, condotto davanti al plotone d’esecuzione, resta interdetto … si amareggia, ma non demorde! Certo che NO!

Il cittadino attivo è di un genere tenace, sa bene che la partecipazione alla vita della polis promuove la tutela del bene comune, la solidarietà verso tutti, e diffonde comportamenti virtuosi dettati da questi valori.  Ma guarda la combinazione, tutto ciò qui a Latina viene visto da alcuni come “il fumo negli occhi”!

Sarà bene ricordare invece che non a caso la nostra Costituzione sancisce il fondamento del valore della partecipazione nell’art. 118 dove si enuncia il “Principio di sussidiarietà”Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà”.  La Costituzione prevede, dopo la riforma del titolo V, il dovere da parte delle amministrazioni pubbliche di favorire tale partecipazione nella consapevolezza delle conseguenze positive che ne possono derivare per le persone e per la collettività in termini di benessere spirituale e materiale.

È un concetto moderno questo, perché crea consapevolezza e dà valore di cittadinanza. Concetto che responsabilizza e fa crescere la comunità, sollecita le Istituzioni a dare risposte appropriate ad una visione di insieme, e non agli interessi di “bottega” di questa o quella singola parte,  giacché i cittadini tutti diventano parte integrante anche rispetto alla decisione di percorsi da intraprendere per migliorare la qualità della vita.

In poche parole è ampiamente dimostrato che questa democrazia partecipata, là dove applicata, non ha fatto altro che accrescere il benessere della comunità. Eppure in questi giorni è in atto una vera e propria denigrazione, un tentativo di portare il confronto al ribasso, di far sentire il cittadino attivo un “fesso”, uno sfruttato, un illuso.  Quando invece è esattamente l’opposto. La nascita di una cittadinanza attenta e presente, partecipe ai processi della democrazia a tutela dei valori comuni, renderà  impossibile il ritorno al silenzio ed alla passività, condizioni che sono le più adatte al proliferare degli interessi di parte, alcuni dei quali addirittura a svantaggio del bene collettivo. Così come accaduto in tanti anni in questa città.

Ma allora, dove vuole andare a parare questa demonizzazione? Perché questo tentativo violento di impedire la trasformazione e la nascita di una cittadinanza libera e partecipe?

Forse a Latina l’affermarsi di un cittadino attivo e di una vera comunità sulla strada del cambiamento, spaventa.  Non sia mai che questo cittadino attivo diventi la normalità anche qui a Latina!!

Francesca Suale