Ho avuto modo di apprezzare, ne giorni scorsi, la consultazione pubblica lanciata dal Cnel a livello nazionale sulle politiche per la parità di genere, volto a raccogliere informazioni aggiornate sulla condizione femminile in Italia ed in particolare il parere delle cittadine e dei cittadini sulle disuguaglianze di genere nel nostro Paese. Ritengo sia un ottimo segnale, non solo per la criticità del momento che ha acuito i problemi preesistenti, ma anche perché sintomo di una consapevolezza che si sta facendo strada nelle politiche nazionali in maniera sempre più forte e convinta, senza che questi temi restino parole per i salotti televisivi.
Ad essere trattati non solo i temi sulle politiche di genere, ma anche gli aspetti legati all’infanzia, delle strutture assistenziali per gli anziani e alla conciliazione vita-lavoro; affrontato il tema della della segregazione orizzontale, che è l’altro grosso problema per il fatto che le donne sono ancora spesso limitate da alcuni stereotipi lavorativi.
Come trasferire tutto questo su Latina? Chiaramente va fatto il distinguo tra ciò che è attuabile nelle politiche locali da quanto di competenza nazionale e regionale. Detto questo, va sottolineato il trend positivo che Latina ha potuto stabilire in termini di politiche dell’infanzia, che si riflettono naturalmente su quelle di genere perché strettamente collegate alla condizione femminile.
Di queste ultime ore sono i dati forniti dall’assessore Proietti riguardo all’estensione del tempo pieno nelle scuole: siamo passati dalle 15 classi del 2016 alle 46 del 2021. Di pochi giorni fa l’apertura di una nuova mensa scolastica nel plesso De Amicis di Latina: tale notizia è strettamente collegata con il dato che il Comune di Latina è quello che in provincia spende di più per abitanti per i servizi all’infanzia. La fascia di età 0-3 e quella della scuola dell’obbligo rappresenta il maggior carico di cura che grava per lo più sulle donne.
Investire nelle infrastrutture della cura è un indirizzo fondamentale per modificare il divario di genere e per migliorare l’assetto economico di un territorio. In una città come Latina, che nel 2019 aveva il 41 % di tasso di occupazione femminile, il più basso del Lazio e della media nazionale di quasi 10 punti e che con la crisi Covid non può essere che peggiorato è evidente che investire nelle infrastrutture sociali è un passo fondamentale per invertire la rotta.
L’impatto economico su tale investimento è dimostrato dallo studio del Woman’s Budget Group che documenta come in Italia investire il 2% in infrastrutture della cura aumenterebbe l’occupazione femminile dell’2,4%, con l’85% dei posti di lavoro per le donne, di cui la maggior parte ha un lavoro precario ed è appunto impegnata proprio nelle occupazioni legate alla cura e ai servizi.
Per parlare di ripartenza e di resilienza non si può dunque prescindere dall’implementazione delle infrastrutture non solo fisiche, ma anche sociali con il supporto alla genitorialità, l’accesso alle risorse e al microcredito.
L’indirizzo politico di LBC va in questa direzione da sempre, non ci improvvisiamo paladini dei diritti: con gli strumenti attuali del Recovery fund che prevedono investimenti mirati, ma che la politica deve saper indirizzare, sarà possibile prendersi “cura” in modo significativo ed efficace del divario di genere anche nella nostra città.
Elettra Ortu La Barbera
segretaria LBC